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Donne che predicano

Ai tempi di Gesù, tra i poveri nessuno è più povero di una vedova, donna senza uomo, dunque senza diritti né protezione. Il mondo e la società in cui Gesù vive e si muove sono fondamentalmente strutturati su un modello patriarcale; le donne sono socialmente invisibili, di quell’invisibilità tipica di una condizione giuridica di minorità, anzi di esclusione. 

Alessandro Calvi detto il Sordino, «Caterina esorta Gregorio XI a tornare a Roma»(secolo XVIII)

L’originalità del comportamento di Cristo deve essere inserita in questa verità storica. Di fatto Gesù vede, guarda, osserva e coniuga la sua vita con quella delle donne che lo seguono, lo amano e l’accompagnano fino alla morte. Mentre lo sguardo di Simone il Fariseo (cfr. Luca, 7, 36) — come scrive Maria dell’Orto — vede e giudica, scruta e condanna escludendo, quello di Cristo risolleva, identifica e riconosce. Così facendo, invita tutti, donne e uomini, al discernimento, a porsi domande e alla comunione. In questa ottica, una panoramica sulla storia del cristianesimo porta a considerare quelle figure femminili, profetiche e carismatiche, che, con la loro personale autorità, in secoli agitati, hanno contribuito a evangelizzare un mondo ancora pagano e/o una Chiesa ostile e divisa: le sante Genoveffa, Clotilde, Giovanna d’Arco, Ildegarda di Bingen, Caterina da Siena... Completamente estranea e perfettamente inserita, la domenicana Madeleine Fredell c’introduce nel cuore della predicazione cristiana, che è l’amore nella sua forma concreta: la relazione, l’inclusione di tutti e il servizio della parola. In effetti la predicazione non è anzitutto questione di parole o di termini, e neppure questione di regolamenti o di leggi, ma ha come fondamento il libero incontro dell’amore che ama e che viene ricevuto. È dunque in primo luogo questione di gioia e di bisogno di comunicare, che — come un fiume che non può impedirsi di scorrere — diviene per i predicatori, uomini e donne, una necessità vitale di testimoniare, insegnare, annunciare e servire. Le donne predicano già, guidando ritiri e dando conferenze in luoghi in cui gli uomini lo fanno da tempo. Poniamoci sinceramente una domanda: allora perché non possono predicare davanti a tutti durante una celebrazione? Enzo Bianchi lo ricorda: non esiste una proibizione evangelica per le donne ad assumere questo ruolo e non è dunque impossibile affidarlo loro. Tutti coloro e tutte coloro che hanno avuto questo incontro a cuore aperto con Gesù non possono impedirsi di andare a dirlo, di annunciarlo, di proclamarlo, perché è lui, Cristo, che fa di tutti gli uomini e di tutte le donne incontrati lungo il suo cammino testimoni, messaggeri e apostoli. Si tratta dunque di vivere la Chiesa come una comunità ricca e aperta, interessata all’ascolto della differenza, e di immaginarla ancora più viva e allettante. (catherine aubin)

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03 marzo 2016

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